E’ il mese di Luglio quando un’inchiesta di tre giganti del giornalismo mondiale BBC, GUARDIAN e LE MONDE tira fuori il presunto scandalo dei cosidetti “Uber-Files” . Al centro degli articoli, l’ipotesi di un presunto sistema di Lobbying messo in opera in Europa dal cofondatore di Uber, Trevis Kalanick, per ottenere vantaggi politici e normativi a favore della piattaforma californiana leader, come noto, nella cosiddetta sharing mobility. Tra i politici citati anche il presidente francese Emmanuel Macron.
A distanza di qualche mese, ieri #AssociazioneTutelaLegaleTaxi, coadiuvata dall’avvocato Alessandro Marcucci, ha depositato un nuovo esposto alla Procura di Roma in cui si mettono in fila le rivelazioni degli “Uber Files” e alcune decisioni politiche assunte negli ultimi anni che – a detta degli esponenti- avrebbero penalizzato i tassisti italiani.
Su tutti, c’è un emendamento al Milleproroghe 2017 a firma degli allora parlamentari del Pd, Roberto Cociancich e Linda Lanzilotta, da tempo contestato dai conducenti delle auto bianche perché reputato una “sanatoria” per i noleggiatori abusivi (specie coloro che operano nelle grandi città con le licenze rilasciate dai piccoli comuni).
Il sospetto “velato” del #AssociazioneTutelaLegaleTaxi è che anche quell’operazione possa essere stata, anche indirettamente, frutto della massiccia opera di lobbying operata da Uber nei Paesi dell’Unione europea e per questo ora chiedono alla Procura di Roma di effettuare le dovute verifiche.
“Il folto fascicolo – spiega l’avvocato Marcucci – racconta tutti i rapporti che Uber aveva con la politica al solo fine di sospendere, cambiare leggi, o renderle più calzanti al loro modello di business”
Non solo. “L’inchiesta – aggiunge il legale – ha svelato migliaia di email: cene, incontri in sedi di partito, emendamenti scritti ad hoc, uomini di partito diventati manager dell’azienda Uber, fino ad arrivare alla primavera scorsa quando in gran segreto (notizia mai smentita) venivano ricevuti i vertici mondiali e italiani del gruppo californiano direttamente a PalazzoChigi”.
Eccolo il collegamento con l’Italia. “In quel periodo – spiegano i ricorrenti – stava per essere discusso in Parlamento il ddl Concorrenza dove, all’articolo 10 venivano inserite norme chiaramente favorevoli all’attività e allo sviluppo del modello di trasporto Uber Black, fatto che finì per
scatenare forti manifestazioni di piazza”. La richiesta dei tassisti ai pm è semplice: “Fare luce su una vicenda che ha visto coinvolti illustri nomi della politica internazionale”.