“Apprendiamo da notizie di stampa che l’assessore capitolino alla mobilità ritiene che l’esercizio di un diritto costituzionalmente riconosciuto a contestare atti amministrativi in sede giurisdizionale sia ‘temerario’.
E quindi che onesti lavoratori che non possono permettersi mezzi di lavoro più nuovi agiscono in mala fede se provano a tutelare il proprio lavoro semplicemente volendo vedere affermata l’equiparazione del trasporto pubblico (non di linea) che loro effettuano a quello (di linea) svolto con gli autobus per cui il comune ha deciso che non valgono le pseudo norme ‘antinquinamento’, potendo continuare a circolare vecchi veicoli anche euro 0 di una trentina d’anni”.
È quanto dichiara in una nota il direttivo dell’Associazione Tutela Legale Taxi.
“Tuttavia nella nostra nazione le sentenze si rispettano, ma possono anche essere appellate – aggiunge il direttivo – Ed è ciò che faremo rivolgendoci al Consiglio di Stato per domandare se effettivamente in Italia esiste un trasporto pubblico di serie A (gli autobus) e uno di serie B (i taxi), per cui i primi possono essere esonerati da tutto, mentre i secondi possono fallire se non hanno le possibilità di dotarsi di mezzi più moderni (anche se dalla Motorizzazione Civile ritenuti perfettamente idonei al servizio).
Ovviamente ci aspettiamo anche un appello del Comune del capo della sentenza del Tar che non solo ha ritenuto il ricorso della Associazione Tutela Legale Taxi ammissibile, ma ha escluso la lite temeraria invocata dall’assessore Patanè e anzi ha compensato le spese tra tutte le parti del giudizio”.
Fonte: Ansa